03.09.2024

Quando l’aria viaggia in prima classe: il paradosso dell’overpackaging

L’overpackaging è il termine che descrive l’uso eccessivo di materiali per l’imballaggio di un prodotto e al contempo, l’eliminazione di questo problema, è la mission di VOIDLESS. Non si tratta solo di un dettaglio estetico o organizzativo, scatole troppo grandi e riempitivi superflui hanno conseguenze ambientali ed economiche notevoli. Con l’esplosione dell’e-commerce, il fenomeno si è trasformato in un problema globale.

Un imballo sovradimensionato non comporta soltanto più rifiuti da smaltire. Ogni centimetro di spazio vuoto trasportato implica container meno efficienti, più viaggi e quindi più carburante consumato. Il risultato è un aumento significativo delle emissioni di CO₂, oltre a costi extra lungo tutta la supply chain.

Nel 2018 uno studio di Forbes Insights e DS Smith portò per la prima volta il problema all’attenzione internazionale. I dati raccolti mostrarono che in media i pacchi dell’e-commerce erano vuoti per il 45% del loro volume e molti rivenditori ammisero di spedire confezioni grandi il doppio rispetto all’oggetto contenuto.

Questa inefficienza aveva un prezzo altissimo: circa 122 milioni di tonnellate di CO₂ emesse ogni anno solo per trasportare imballaggi e aria, un valore paragonabile alle emissioni di un Paese di medie dimensioni. Dal punto di vista economico, il costo globale dello spreco si aggirava sui 46 miliardi di euro all’anno.

Già allora era evidente che una parte consistente delle risorse investite nella logistica fosse sprecata. Si pagava per produrre e trasportare materiali che non aggiungevano alcun valore al prodotto, ma che al contrario generavano costi e rifiuti”.

Commenta Arianna Sofia Cerri, New Business Developer di VOIDLESS

Dal 2018 al 2025 il commercio online è più che raddoppiato: si è passati da circa 87 miliardi di pacchi spediti ogni anno a una proiezione di 200 miliardi. Un incremento di questa portata ha moltiplicato proporzionalmente anche gli effetti negativi dell’overpackaging.

Secondo la Ellen MacArthur Foundation, oggi l’e-commerce genera circa 165 milioni di tonnellate di rifiuti di imballaggio all’anno, tra cartone, plastica e materiali di riempimento. Le emissioni legate al trasporto inefficiente superano i 200 milioni di tonnellate di CO₂, un valore quasi doppio rispetto al 2018. Anche i costi economici sono esplosi: considerando che ogni pacco sovradimensionato comporta in media un euro di spesa extra tra imballaggio e trasporto, lo spreco complessivo si aggira intorno ai 100-150 miliardi di euro l’anno.

Un dato ulteriore rafforza la dimensione del problema: uno studio dell’Università della California ha stimato che un acquisto online produce in media il 30% di emissioni in più rispetto allo stesso acquisto fatto in negozio, principalmente a causa del maggiore imballaggio e delle consegne frammentate.

Di fronte a numeri tanto imponenti, aziende e istituzioni hanno iniziato a muoversi. L’Unione Europea ha approvato un nuovo Regolamento Imballaggi (PPWR), in vigore dal 2025/26, che limiterà lo spazio vuoto massimo nei pacchi e-commerce al 40-50% e si pone l’obiettivo di ridurre del 15% i rifiuti da imballaggio entro il 2040.

Parallelamente, diverse imprese stanno sperimentando soluzioni innovative. Algoritmi di “right-sizing” scelgono automaticamente la scatola più adatta per ogni ordine, riducendo gli sprechi di volume. Startup specializzate offrono imballaggi riutilizzabili o prodotti su misura, eliminando la necessità di cuscini d’aria e pluriball.

Come osserva ancora Arianna Sofia Cerri: “Il packaging non è più un semplice contenitore, ma un elemento strategico. Scegliere l’imballo giusto significa ridurre i costi, tagliare le emissioni e rispondere alla crescente sensibilità dei consumatori verso la sostenibilità”.

VOIDLESS - On Demand Packaging: la risposta concreta

In questo scenario entra in gioco VOIDLESS, che propone soluzioni tecnologiche per la realizzazione di packaging on demand capaci di eliminare il problema alla radice. La tecnologia sviluppata dall’azienda permette di azzerare lo spazio vuoto all’interno dei pacchi, semplificare la gestione del magazzino e ridurre fino al 40% i tempi di imballaggio.

Le nuove normative europee impongono la riduzione dei volumi inutili e della plastica. Le aziende che non si adegueranno saranno esposte a penalizzazioni, vincoli più severi e alla pressione crescente dei consumatori. Con Voidless offriamo una risposta immediata e concreta, la nostra tecnologia consente di rispettare le regole, ottimizzare i processi e migliorare l’efficienza complessiva della supply chain. Voidless non è semplicemente una startup tecnologica: è un nuovo standard industriale per il mondo del packaging. Coniugando innovazione, rigore ingegneristico e attenzione all’ambiente, dimostriamo che ridurre lo spreco non è solo un dovere etico, ma anche una straordinaria opportunità di crescita. Il futuro della sostenibilità passa da scatole su misura, dove ogni centimetro cubo conta”.

Conclude  Arianna Sofia Cerri, New Business Developer di VOIDLESS – On Demand Packaging

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